Il conte di Montecristo (Le Comte de Monte-Cristo) è uno dei più famosi romanzi d'appendice attribuiti ad Alexandre Dumas[1], fu completato nel 1844 e pubblicato nei due anni successivi come una serie in 18 parti.
La storia è ambientata in Italia, in Francia e nelle isole del Mar Mediterraneo, durante gli anni tra il 1815 ed il 1838 (dalla fine del regno di Napoleone I al regno di Luigi Filippo). I principali temi trattati riguardano la giustizia, la vendetta, il perdono e la misericordia.
Marsiglia, 1815: anno della Restaurazione Borbonica. Edmond Dantès è un giovane marinaio della nave mercantile Pharaon che sta per essere promosso a capitano, oltre che a essere in procinto di sposarsi con l'amata fidanzata Mercédès. Mosso dall'invidia, Danglars, scrivano della nave e aspirante da lungo tempo alla nomina di capitano, organizza una trappola per incastrare Edmond e strappargli, così, l'agognata promozione.
Con la complicità di Fernand Mondego (cugino di Mercédès e dichiaratamente innamorato di lei, seppur respinto) e Gaspard Caderousse(invidioso vicino di casa di Dantès), Danglars scrive una lettera anonima, dove denuncia Edmond accusandolo di essere un agente bonapartista. La missiva finisce nelle mani del sostituto procuratore del re e magistrato pubblico Gérard de Villefort. Quest'ultimo, desideroso di mostrarsi degno di entrare a far parte della ricca famiglia dei marchesi di Saint-Méran (filo monarchici) per poterne sposare la figlia Renée, e allo stesso tempo proteggere il proprio padre (attivo bonapartista), manifesta una particolare inflessibilità contro Dantès (nonostante sia consapevole della sua innocenza ed estraneità alle accuse) ed emette contro di lui un ordine di arresto.
SECONDO ATTO
Edmond Dantès viene arrestato e condotto nottetempo nella prigione del Castello d'If dove, per la gravità del reato imputatogli, è condannato a trascorrervi il resto della vita. Proprio quando le speranze di tornare libero svaniscono, qui fa la conoscenza di un altro prigioniero, l'abate Faria[2], che da anni sta scavando un tunnel sotterraneo, nella speranza che possa condurlo fuori dalla fortezza.
Edmond decide di aiutare l'anziano, il quale - per contro - aiuta Dantès a fare luce sugli eventi che lo hanno condotto in prigione. Consapevole di essere stato vittima di un complotto, Edmond giura di vendicarsi di tutti quelli che lo hanno incastrato. In attesa di realizzare il suo piano si fa istruire da Faria in varie discipline, dall'economia alla matematica, dalle lingue straniere alla filosofia, almeno fino a quando l'anziano abate viene colpito da una serie di attacchi apoplettici che lo portano alla morte.
Tuttavia, prima di morire e conscio della bontà d'animo di Dantès, gli rivela l'esatta ubicazione di un tesoro nascosto nell'isola di Montecristo. Dantès vede nella morte di Faria l'unica occasione concreta per fuggire e così si sostituisce a lui all'interno del sacco in cui il vecchio era stato messo per la sepoltura. Gettato in mare (il "cimitero" del Castello d'If), Dantès riesce a liberarsi del sacco e a trarsi in salvo sull'isola di Tiboulen.
TERZO ATTO
Finalmente libero, dopo 14 anni di prigionia, e trovatosi in possesso di un'immensa fortuna grazie al ritrovamento del tesoro indicatogli da Faria, Dantès si costruisce una nuova identità e, sotto le mentite spoglie del Conte di Montecristo, ritorna a Marsiglia per attuare il piano di vendetta. Qui assume una serie di identità diverse, come quella dell'abate Busoni - con cui fa visita a Caderousse e da cui si fa raccontare i dettagli del complotto, della morte del padre, del destino dell'amata Mercédès e delle vicende degli altri congiurati - e quelle del nobile inglese Lord Wilmore e di Sinbad il marinaio, attraverso cui compie buone azioni nei confronti di coloro che gli sono sempre stati leali.
QUARTO ATTO
Eppure solo a distanza di 10 anni dal suo ritorno a Marsiglia, passati a consolidare la sua presenza presso coloro di cui vuole vendicarsi, Dantès decide di attuare concretamente il regolamento di conti e così Fernand Mondego (che, divenuto conte de Morcerf grazie alla ricchezza accumulata come coscritto, era riuscito a sposare Mercédès) viene processato per aver tradito il Pascià Alì-Tebelen mentre era ufficiale in Grecia; indignati del suo comportamento, la moglie e il figlio decidono di abbandonarlo, portando Mondego al suicidio. Gérard de Villefort, colui che pur sapendo dell'innocenza di Dantès e pur avendo i mezzi per scagionarlo aveva deciso di lasciarlo in prigione per non mettere a rischio la propria posizione sociale e la propria carriera politica, viene spinto alla pazzia sia da una catena di avvelenamenti di cui cadono vittime i membri della sua famiglia, sia dalla scoperta della vera identità del Conte.
QUINTO ATTO
Caderousse, diventato un criminale bramoso di denaro, viene ucciso dal suo complice. Infine Danglars, colui che ordisce materialmente il complotto iniziale contro Dantès, divenuto il più ricco banchiere di Parigi (dopo aver abbandonato l'incarico di capitano della nave Pharaon), viene prima portato al tracollo finanziario per poi essere rapito e imprigionato, costretto a dilapidare ciò che era rimasto del suo denaro per sfamarsi. Solo a questo punto il Conte di Montecristo gli rivela la sua vera identità e, di fronte al sincero pentimento di Danglars, gli concede il perdono.
SESTO ATTO
SETTIMO ATTO
ATTO OTTAVO - FINALE