Fare il pittore in Yugoslavia non era impossibile, ma di certo "duro e difficile" come in ogni regime che si rispetta ; dove tutti lavorano, dalla campagna alla fabbrica e le arti sono considerate una seconda attività.
Pertanto nota di grande rilievo meritano le tele di questo artista, inebrianti coi colori della campagna slava e intrise dei sacrifici e delle fatiche che quotidianamente coinvolgevano l'artista.
Rokys Vanovic, nato a Buie (Jugoslavia), sin dalla giovane età appassionato d'arte si dedica alla pittura, conseguito il diploma magistrale si trasferisce in Italia, qui si inserisce con validità nelle varie associazioni lombarde svolgendo rassegne d'arte contemporanea ottenendo diversi riconoscimenti in molte città italiane (Milano, Firenze, Vicenza, Genova, Mantova, Alassio ecc.).
Nota critica:
In un primo tempo nella pittura di Vanovic si notavano delle raffigurazioni di carattere paesaggistico con notevoli valori cromatici, in una squisita linearità figurativa. Da questa pittura e dopo essere stato per lungo tempo allievo della sua compatriota Yasminca Stipetic, eccolo affacciarsi al "naif" come per un richiamo della sua terra nativa a cui dobbiamo questa meravigliosa pittura. Mette da parte tutto il suo bagaglio tecnico che faticosamente aveva assimilato in tanti anni e comincia dipingere più che con il pennello con la fantasia dei semplici e la costante pazienza dei forti.