Alle ore 8:28 del 30 gennaio 2002 il centralino della Valle d'Aosta del 118 ricevette una telefonata dalla frazione Montroz di Cogne di Annamaria Franzoni, che chiedeva l'intervento di soccorsi sanitari avendo appena trovato il figlio Samuele, di tre anni, che "vomitava sangue" nel proprio letto.
La Franzoni aveva già contattato pure il medico di famiglia, dottoressa Satragni. Questa intervenne per prima ed ipotizzò una causa naturale (aneurisma cerebrale) sostenendo a lungo questa ricostruzione affermando che il pianto disperato del bambino, scopertosi solo in casa, avrebbe potuto provocare "l'apertura della testa". La vittima infatti mostrava una profonda ferita al capo con fuoruscita di materia grigia. La dottoressa inoltre lavò il volto e il capo del piccolo e lo spostò fuori casa - nonostante il freddo intenso - su una barella improvvisata. Queste azioni, motivate dall'urgenza della rianimazione, compromisero tuttavia la scena del delitto e le condizioni della vittima. Le ipotesi iniziali (aneurisma, convulsioni, traumi da caduta e rianimazione troppo violenta) vennero smentite, in prima fase dai soccorritori e successivamente dai risultati dell'autopsia.
BUONA VISIONE