Costretto a vedersela con deliranti colleghi di gattabuia, al fine di rimanere in vita tanto nel gioco quanto nella realtà, Anthony si troverà ad affrontare quattro insidiosi livelli sempre più pericolosi e intricati, progettati da un perfido architetto senza scrupoli (Ryan Merriman). ROOOAAARRR! BOOOOM! GRRRR! Tranquilli, cari lettori, non si tratta di una qualche bislacca poesia futurista dal sapore marinettiano, bensì della debordante cacofonia audio-visiva che fuoriesce marcia e virulenta dalla piaga infetta di The Jurassic Games, maldestrissimo tentativo, targato High Octane Pictures, di trovare un posticino all’interno dell’affollato universo della jurassic renaissance 2.1, mediante l’infamissima e ruffiana pratica del rip-off. Per intenderci: si prenda l’intera mitologia paleontologica di Jurassic Park/Jurassic World e compagnia bella, la si mescoli con il feticismo techno-VR di Ready Player One e si condisca il tutto con un pizzico di sano agonismo videoludico alla Hunger Games. Che cosa si ottiene? Un gran bel casotto, di quelli grassi, unti e talmente ipercalorici da causare il decesso spettatoriale per indigestione da cliché e buffonate da blockbuster di serie Z.
In effetti, nonostante l’indubbia dimestichezza di Bellgardt con le fascinazione provocate dai mostruosi titani giurassici – tanto da averlo condotto a bissare l’esperienza di qui sopra, in ambiente pre-adolescenziale, con l’imminente adattamento del primo capitolo di The Adventures of Jurassic Pet –, è pur certo che il giovane cineasta non può certo minimamente pensare di competere con nonno Spielberg, finendo per cadere miseramente nel ridicolo e rimanere impantanato fino alla cintola nel melmoso letame della mediocrità, a maggior ragione dinnanzi a un epilogo talmente tamarro da far sembrare il cinema di Michael Bay erede diretto di Orson Welles. State sereni, amici cari, non ci siamo dimenticati di sollevare l’insidiosa questione inerente alla tanto agognata CGI; è solo che non ci sembrava assolutamente il caso di sprecare fiato e caratteri preziosi su di un aspetto che causerebbe una crisi d’ilarità ancor prima di essere preso in esame. A conti fatti, dunque, al termine dell’estenuante visione di The Jurassic Games, solo una certezza sembra imprimersi indelebilmente nella mente sconvolta del povero spettatore, ovvero che, ormai, T. Rex e Velociraptor (almeno quelli cinematografici) sembrano averci abbondantemente frantumato gli zebedei.