Nel 1944 il Duce vendette gli impianti del «Popolo d’Italia», da lui fondato nel ’14 | CineOttoSettembre | CiaoRinoTV
Nel grande mosaico della fine di Benito Mussolini si inserisce un nuovo tassello. Esso riguarda un retroscena rimasto sconosciuto anche agli storici. Nell’ultimo scorcio del conflitto, preparandosi all’ormai inevitabile sconfitta, il dittatore vendette segretamente l’unico suo vero patrimonio personale: il giornale Il Popolo d’Italia, che aveva redazione e stabilimenti tipografici a Milano. Salvo la testata, che non fu oggetto di transazione, il Duce cedette l’intero 'pacchetto' all’industriale Gian Riccardo Cella, vicino al senatore e giornalista Alberto Bergamini, monarchico antifascista.
Ciò che riemerge è il ruolo avuto nell’operazione dai servizi segreti...[Continua a Leggere CliccaQui]
Luigi Longo, comandante in capo di tutte le brigate Garibaldi, secondo Tompkins, sarebbe giunto sul posto subito dopo la duplice uccisione, avrebbe architettato una “finta fucilazione” e la versione dell'uccisione “per errore” della Petacci, per poi legare al segreto per cinquant'anni tutti i partigiani presenti. A tal proposito non si può non tener conto della ricostruzione fornita nel 1993 da Urbano Lazzaro, il partigiano “Bill”, vice commissario politico della colonna partigiana autrice della cattura, nella quale si dichiara che il personaggio presentatosi a Dongo il 28 aprile 1945, con il nome di battaglia di "Colonnello Valerio" fosse proprio Luigi Longo e non Walter Audisio, come comunemente si sostiene.
La versione di Bruno Lonati è tuttavia contraddetta, oltre che dalla versione storica di cui è fatto cenno in premessa, anche da altri elementi:
- Dall'autopsia effettuata a Milano il 30 aprile 1945, dal prof. Caio Mario Cattabeni, che ha rilevato almeno sette fori di entrata di proiettili sul corpo di Benito Mussolini, mentre Lonati ha affermato di aver sparato non più di quattro o cinque colpi.
- Dagli ulteriori esami effettuati dal prof. Pierluigi Baima Bollone sulle fotografie dei cadaveri sospesi al traliccio di Piazzale Loreto, che attesterebbero non solo l'esistenza di una raffica di mitra sui due corpi, ma anche l'effettuazione del colpo di grazia a mezzo pistola.
- Dal rilevamento di due proiettili da pistola, 9 corto, nel corpo di Claretta Petacci, nel corso della riesumazione effettuata il 12 aprile 1947, incompatibile con i proiettili del mitra Sten calibro 9 Parabellum, che il Lonati asserisce fosse imbracciato dall'esecutore dell'omicidio.
- Dalla circostanza che, in realtà, i partigiani incaricati a sorvegliare Mussolini e la Petacci, in casa De Maria furono soltanto due ("Lino" e "Sandrino"), mentre invece Lonati racconta che il suo "commando" ne avrebbe immobilizzati tre, prima di effettuare la duplice uccisione;
- Dal parere dell'anatomopatologo Luigi Baima Bollone che non ritiene decisiva la circostanza della mancanza di cibo nello stomaco di Mussolini, in rapporto alla determinazione dell'orario dell'esecuzione.
- Dal silenzio dell'ambasciata britannica più volte interessata dallo stesso Lonati per la conferma della sua versione, una volta scaduti i cinquant'anni dai fatti.
- Dal rifiuto di rilasciare dichiarazioni a suo favore, da parte dell'unico partigiano del "commando", ancora vivente all'epoca della trasmissione trasmessa dal canale televisivo "Rai Tre" nel programma "Enigma", del 31 gennaio 2003.
- Dalla mancata conferma della “macchina della verità”, cui si è sottoposto il Lonati stesso nel corso della trasmissione suddetta.... [Vai alla pagina del sito clicca qui]
Nato a Legnano il 3 giugno 1921, il partigiano ebbe un ruolo di rilievo nella resistenza, tra Valle Olona e Milano, e fu tra i comandanti della 101esima Brigata Garibaldi. Nel 1994 pubblicò per la casa editrice Mursia il libro dal titolo “Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità”, in cui raccontava di aver fucilato il duce su ordine di un ufficiale inglese, il misterioso «capitano John», nell’ambito di una missione segreta il cui obiettivo sarebbe stato quello di distruggere il carteggio tra Winston Churchill e Benito Mussolini, per impedirne la diffusione...[Vai all'articolo clicca qui]