Il giorno dopo la cacciata del Duce le autorità erano in uno stato di profondo inquietudine e temevano in egual misura tentativi insurrezionali da parte dei fascisti Leali A Mussolini e molti rivoluzionari fomentati dagli antifascisti. Non fu un caso pertanto che il 26 luglio venne fatto affiggere nelle città italiane un proclama che decretava lo Stato d'assedio imponendo il coprifuoco a tutti i cittadini italiani nelle proprie case dal tramonto all'alba.
In buona sostanza Badoglio e il re Vittorio Emanuele temettero fascisti e antifascisti piuttosto che tenere in considerazione la profonda stanchezza confusione e rabbia che ormai serpeggiava tra tutta la popolazione italiana.
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Non a caso operai scesero in piazza in molte città manifestare e Badoglio mandò soldati a reprimere col moschetto uccidendo Oltre 100 manifestanti ferendone 500 e arrestandone 2000.
Tutti i quotidiani nazionali sotto il controllo stretto della corona parlarono di dimissioni di Benito Mussolini in prima pagina.
Il popolo d'Italia senza più il suo direttore si limitò a menzionare la notizia del nuovo Capo di Governo.
L'unico quotidiano a trattare l'argomento parlando di arresto fu il quotidiano fondato da Antonio Gramsci l'unità con la sua prima pagina in edicola già la mattina del 27 luglio del 1943.
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